Ricordo di Oriana Fallaci

di Francesca Manoni

Il 15 settembre, in una clinica fiorentina, si è spenta Oriana Fallaci , una delle ultime grandi voci del giornalismo italiano che, già colpito alcuni anni fa dalla morte di Terzani, non presenta, oggi, figure della statura morale e culturale dei due grandi fiorentini.

Nata a Firenze nel 1929, educata dal padre all’antifascismo militante, (quasi bambina era staffetta partigiana ) collabora con le più importanti testate giornalistiche italiane realizzando interviste e reportages che dimostrano le sue doti di giornalista e la sua grande cultura.

Sono famosi i suoi incontri con Xiaoping , Gheddafi , il Dalai Lama, Khomeini…
Dopo quest’ultimo incontro, diventa sempre più critico il suo atteggiamento verso l’Islam.
Attenta e vicina ai grandi fatti della storia, documenta , con grande commozione e partecipazione umana, le atrocità della guerra in Vietnam in “Niente e così sia “; “Un uomo”, invece , è la bellissima e tragica storia del grande amore della sua vita, Alekos Panagulis, eroe della resistenza greca.

Molto belli anche, tra gli altri, “Lettera ad un bambino mai nato” e “Insciallah”, tradotti e letti in molti Paesi del mondo.


Le sue ultime pubblicazioni, la trilogia “La rabbia e l’orgoglio”, “La forza della ragione” e “L’Apocalisse”, hanno suscitato sia grandi entusiasmi sia forti polemiche, manifestatesi, queste ultime, a volte all’insegna della vera e propria inciviltà.

Scelta come residenza New York ormai da diversi anni, Oriana Fallaci, consapevole che il cancro le lasciava ormai pochi giorni di vita, ha deciso di concludere la sua vita a Firenze, che tanto amava, pur a volte adirata con i suoi concittadini.

La sua esistenza e la sua attività giornalistica sono state coraggiose e coerenti come la sua scrittura forte e appassionante testimonia.

Fedele alle proprie convinzioni, le grida come Terzani le sussurra ma in entrambi, secondo me, lo stesso coraggio, la stessa passione, la stessa fiducia nella forza della Ragione e dell’Umanità.